Sommario
Gli infermieri rappresentano figure imprescindibili nel settore della sanità. Svolgono mansioni che vanno al di là dell’assistenza diretta dei pazienti. Collaborano in modo sinergico con i medici, contribuendo attivamente alla pianificazione e all’attuazione delle cure. La loro presenza è cruciale nei processi di monitoraggio dello stato di salute, nell’esecuzione di procedure mediche e nella gestione di situazioni critiche. Ma quanto guadagna un infermiere? Scopriamolo insieme, esplorando le differenze tra settore pubblico e privato e tra Regioni.
Quanto guadagna un infermiere nel settore pubblico?
A stabilire le linee guida per la remunerazione degli infermieri nel Sistema sanitario nazionale è il CCNL Sanità. Attualmente, la retribuzione annua di un infermiere oscilla tra i 24.157,28 euro e i 32.081,46 euro lordi, con variazioni a seconda dell’esperienza e dei compiti svolti nel presidio sanitario (ambulatorio, sala operatoria, terapia intensiva, ecc). Dopo l’ultimo rinnovo del contratto collettivo, entrato in vigore alla fine del 2022, è stato stabilito un aumento in busta paga di circa 175 euro mensili.
Per quanto riguarda i livelli retributivi, il CCNL Sanità parte dal D (o D0), con uno stipendio lordo di 2.013,11 euro e un aumento di 90,24 euro, fino al livello D6, con uno stipendio lordo di 2.429,43 euro e un aumento di 96,92 euro. Per i coordinatori e i dirigenti infermieristici, la scala contrattuale va invece dal livello DS (o DS0), con un lordo di 2.165,23 euro e un aumento di 91,57 euro, al livello DS6, con un lordo di 2.673,46 euro e un aumento di 101,67 euro. A chi rientra nelle categorie di infermiere pediatrico, infermiere senior e infermiere pediatrico senior, è invece corrisposta una cifra mensile di 72,79 euro come indennità infermieristica.
Allo stipendio base, poi, possono aggiungersi alcuni “extra”:
- l’indennità notturna (4 euro in più all’ora se il servizio è svolto dalle 22 alle 6 del mattino)
- l’indennizzo per chi offre servizi di pronta disponibilità (di circa 1,80 euro l’ora).
Va sottolineato che si tratta di cifre medie che possono registrare variazioni in alto o in basso in base all’esperienza e alla Regione in cui si opera.
Quanto guadagna un infermiere nel settore privato?
Se il settore pubblico presenta un quadro retributivo abbastanza definito, non si può dire lo stesso del privato. Gli stipendi degli infermieri, in questo caso, dipendono dalle strutture o dalle cooperative in cui il professionista lavora. A ogni modo, un infermiere con partita Iva può guadagnare dai 1.000 ai 2.500 euro lordi al mese.
Ma nel settore privato differenze di retribuzione notevoli si possono riscontrare tra un’azienda e l’altra: per esempio, chi lavora per onlus e cooperative può percepire solo 1.000 euro al mese, mentre gli infermieri in pronto soccorso e sale operatorie possono arrivare a guadagnare 2.000 euro netti. Lo stipendio di chi ricopre un ruolo dirigenziale, infine, può aggirarsi sui 3.000 euro al mese.
Per svolgere il lavoro di infermiere come libero professionista, è necessario iscriversi all’ENPAPI (Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza della Professione Infermieristica) e aprire una partita Iva. Una volta fatto questo, è possibile cominciare a lavorare in proprio e stabilire autonomamente le tariffe, facendo riferimento a linee guida generali, come il Nomenclatore tariffario delle prestazioni di assistenza infermieristica.
Le differenze di retribuzione tra Regioni
Analizzando i dati per Regione, si può osservare che nel Nord e Centro Italia gli infermieri hanno tendenzialmente una retribuzione più elevata rispetto al Sud (ma non mancano le eccezioni). Tra le Regioni con i salari più alti abbiamo Liguria, Lombardia e Toscana, dove gli infermieri guadagnano in media tra 2.159 e 2.792 euro al mese. In Piemonte e Marche, invece, lo stipendio è di circa 2.000 euro al mese, mentre nel Lazio la cifra scende a 1.954 euro. Retribuzioni ancora più basse si riscontrano in Sicilia, Emilia-Romagna e Veneto, con rispettivi stipendi medi pari a 1.953, 1.952 e 1.650 euro al mese.
Va ribadito che questi dati rappresentano una panoramica generale e che si possono riscontrare variazioni in base a fattori individuali e contrattuali. Vanno considerati, inoltre, ulteriori possibili vantaggi come premi, straordinari, benefit e opportunità di crescita per ciascun professionista sanitario.