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La medicina è un “mestiere per donne”, oggi più che mai. I dati più recenti (FNOMCeO) confermano un Sistema sanitario nazionale formato da 178.062 professioniste: il 45% del totale. Una percentuale che si modifica e arriva al 54% se si considerano i medici con meno di 65 anni. Un vero e proprio sorpasso è previsto nei prossimi cinque anni, quando i pensionamenti porteranno all’ufficialità quello che è evidente nei dati sulle donne in medicina.
I numeri delle donne in medicina
Le nuove generazioni si sono approcciate maggiormente allo studio della Medicina e infatti la percentuale cresce in proporzione con il diminuire dell’età. Le donne medico arrivano al 60% under 50 e al 64% tra i 40 e i 44 anni. Tra i neo-iscritti al corso universitario, invece, la tendenza sembra tornare a normalizzarsi: ma le ragazze restano al 56%.
Si tratta di un risultato sorprendente, specie se si considera che solo 100 anni fa, le donne in medicina erano a malapena 200. Mentre nel 1938 arrivarono a 367. Capitanate da Ernestina Paper, la prima donna a laurearsi nel 1877 a Firenze, con l’Italia unita. La seconda fu invece Maria Farné Velleda, a Torino.
Il supporto della FNOMCeO
L’aumento delle donne in medicina è visto anche dai vertici come un’occasione per modificare la professione verso nuovi orizzonti di modernità e aiuto ai pazienti. Lo ha spiegato bene il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici e degli Odontoiatri (FNOMCeO), Filippo Anelli. «Per quanto riguarda in maniera specifica le donne medico, è necessario che anche i sistemi organizzativi si confrontino con questa nuova realtà di una professione principalmente al femminile, soprattutto nelle fasce di età più giovani, e vi si adeguino. Occorre, ad esempio, che si modifichino i contratti, introducendo modalità flessibili di impiego», ha detto.
Una professione sempre più attenta alla cura
Aumentare il numero di donne in medicina significa anche dare alla professione una svolta. La cura, intesa come un’attenzione personale al paziente e alla sua guarigione, piuttosto che l’evoluzione in carriera o la ricerca di un ruolo manageriale. È stato puntualizzato da vari esperti che il SSN beneficerebbe nel concentrarsi su un’esperienza di cura tagliata sul singolo. Quella che le donne lavoratrici in ambito sanitario propongono per tendenza, senza cadere in facili stereotipi. È quindi proprio il caso di dirlo: il futuro in sanità è donna.